I giorni dell’assemblea continuativa al Moreschi
Agli studenti, ai docenti e ai genitori
Contrariamente a quanto accaduto in alcune scuole, teatro di occupazione da parte di alcuni studenti, l’Istituto “N. Moreschi”, nell’arco di una settimana ha vissuto due giorni di assemblea continuativa, seguiti da un giorno di sciopero ed un ulteriore giorno di assemblea.
Fare un resoconto dei risultati mi sembra doveroso! Le mie riflessioni, tuttavia, desiderano focalizzarsi sui momenti più significativi dell’esperienza, consegnando ad altre occasioni l’analisi delle tante criticità emerse soprattutto durante la giornata del “rubato” diritto allo sciopero.
La lista di esperti invitati nell’assemblea continuativa ha coinvolto personaggi appartenenti a vari settori, da quello dello spettacolo a quello delle associazioni di volontariato, da quello sportivo a quello politico.
Commovente il momento caratterizzato in Aula Magna dall’esposizione teatrale da parte di Giulia, Raffaele, Davide, Martina e Aurora, i quali l’anno scorso hanno partecipato al progetto “Da Milano a Mauthausen” promosso da ANPI, Aned ed il Comune di Milano (qui il video dell’evento al Comune di Milano) .
Nella lavagna bianca sono apparse parole chiave come “disumanità” e “Stuck”, mentre gli attori protagonisti dell’esperienza hanno raccontato, con tanta fatica emotiva, i luoghi della memoria.
L’intervento del public historian, Giorgio Uberti, ha poi stupito i presenti: abile nel destare l’attenzione, abbandona la sua scaletta cronologica di storico e va alla ricerca, all’interno della sua carpetta, di uno dei suoi tanti cimeli portati per l’occasione: un libretto contenente i testi di canzoni italiane più in voga del tempo fascista, dove la parola guerra, paradossalmente, era preludio della PACE.
È in questo momento che il cerchio si chiude con il punto di inizio della giornata, quando Giuseppe D’Acquino, presidente dell’ANPI sezione Curiel di Milano, organizza, coinvolgendo alcuni studenti, un corteo con un grande striscione, unione di più bandiere con il nome Pace. Da quel momento sventolerà sul cortile della scuola.
Per la prima volta l’associazione “Arsenale della Pace” di Torino approda in una scuola di Milano, per testimoniare come un luogo simbolo della guerra, l’arsenale appunto, sia adibito, invece, ad accogliere persone in disagio, grazie all’aiuto di tanti volontari che si spendono per gli altri.
Interessante e partecipato l’incontro con Suor Alessandra, la quale, con le sue testimonianze, ha costruito un ponte tra il Moreschi ed il Carcere San Vittore, presso il quale presta assistenza: i volti degli studenti presenti, immedesimati nelle situazioni di vita carceraria che con dovizia di particolari Suor Alessandra è riuscita a ricreare, hanno espresso riconoscenza e gratitudine a chi dedica la propria vita al servizio di chi ha bisogno.
E poi ancora la partecipazione corale all’incontro con il consigliere del Municipio 7 di Milano, Lucrezia Ferrero, già assessore alle pari opportunità in parte della scorsa legislatura. Oggetto della conferenza la lotta alla violenza contro le donne. Due i filoni: la cura degli effetti, quindi tutte le misure messe in campo dalle istituzioni a tutti i livelli per contrastare una tale piaga sociale, parte caratterizzata da aspetti tecnico-legislativi, e la prevenzione delle cause, con un intervento più attivo da parte dei presenti, composti per la maggior parte, purtroppo, da studentesse.
Da ultimo, l’incontro più partecipato: il giornalista Fabio Caressa ha stupito i suoi spettatori con le sue pillole di vita. “Quello che sembrava un racconto di partite di calcio e di campioni dello sport si è poi materializzato come una lezione di vita”, così hanno commentato docenti e invitati “la conoscenza delle dinamiche sociali, scientifiche, economiche e culturali sono indispensabili per raggiungere gli obiettivi che ci proponiamo”.
Dalla metrica latina, alla dinamica dei fluidi e la teoria della relatività con lo spazio tempo per spiegare l’evoluzione delle tecniche calcistiche.
Nell’ultimo giorno di assemblea, strappato alla mia volontà, ma concesso per dare a voi studenti la possibilità di sperimentare un altro modo di gestire un vostro diritto, come un drone ho sorvolato sui vostri attenti silenzi, tutti in riga ad ascoltare chi, anche senza un microfono, è riuscito a farsi sentire e ricevere domande.
Esprimo la mia gratitudine a chi tra voi studenti, docenti e genitori si riconosce nelle mie parole, per essere stato esempio di partecipazione democratica, di convivenza civile e di profonda sensibilità, a chi ha creduto che il mondo può e deve cambiare.